giovedì 25 novembre 2010

LOOKING BACK


Disteso, supino, abbandonato nella tenebra della tapparella serrata, la mia stanza è una tana; fuori tutto è in movimento, tutto brilla e scivola rapido da non dare tempo al pensiero.

Concentrazione.
Respiro piano, un soffio di alito tra le labbra, battito cardiaco al minimo regime, quasi intimorito nel rompere questa pace surreale; le ombre formano strie scure sul muro, come una finestra su un altro mondo, non so bene dove mi trovo ne se gli strascichi imprigionati nella mia testa sono reali.

Backup.
Sentirmi sbagliato si, sbagliato e fuori luogo il primo giorno di lezione, sentirmelo nella pancia mentre tornavo a casa o in camera mentre cercavo un approccio con il libro, sentirmi perso sotto la luce arancio di una pensilina e nella voce di mio padre la sera al telefono.
Non sono mai esistiti baratti per andare avanti, ogni risultato è stata una bracciata verso la superficie, ogni sorriso ossigeno per non annegare, ogni amico la lucidità per non lasciarsi andare.
Ho trascinato su questi marciapiedi i miei dubbi da uomo e le mie domande da bambino, le volte ho cercato di farmi male scavando come una furia nelle mie paure più recondite arrivando fino alle lacrime, tante volte ho desiderato di sparire.
La paura mi ha sempre pedinato lungo la strada, è rimasta vicina ad ogni mio passo e ad ogni mia crescita, ed è grazie a lei che non ho mai avuto il coraggio di voltarmi.

Determinazione
La verità assoluta, il passepartout di ogni serratura, l'ariete per sfondare ogni interdizione, il ricordo di una porta chiusa in faccia, lacerare di tanto in tanto la ferita per ricordarsi il bruciore.

Realizzazione.
Cristo Santo sono io.
Quello che ogni notte è quella giusta per rendere neuroni al nostro Signore, quello sono io.
Quello che mentre i poveri coetanei fustigati e frustrati lavorano, si adagia nella vita universitaria, quello sono io.
Quello che gode nel rendersi ridicolo agli occhi degli ominidi lobotomizzati, quello sono io.
Quello immaturo, che beve, fuma, balla, canta, scopa e gode, quello sono io.
Le ceneri alzate da questo vento mi bruciano gli occhi.

....devo alzarmi, le lacrime mi rigano le guance ed il cuore mi sfonda il petto.
La luce del cellulare mi fa sobbalzare bucando la stanza nera:

CONGRATULAZIONI DOTTORE, tuo padre.

Grazie veramente a tutti da una persona veramente sincera.


lunedì 28 giugno 2010

ROULETTE


Nonostante il sole batta forte sui coppi e sulla pelle, nonostante la terra pianga polvere e l'asfalto tremi grigio, il sole si nasconde ancora.

E' un sole che non appartiene a queste terre di azzurro e verde ma piuttosto a quello nordico, con il suo velo di bianco, la sua luce fioca quasi artificiale.
Intorno a te nulla è cambiato rispetto a qualche tempo fa, ma non sai perchè ora sembra tutto diverso: si dice che un tramonto d'estate sembri far riposare l'anima, mentre la tua si dimena nel petto, urla e grida, sospiri, strofini gli occhi e e ti passi la mano tra i capelli, mentre il sole sprofonda dietro le colline.

Vuoto dentro il tuo letto, che non offre più quell'abbraccio mattutino, il sussurro che ti presentava la giornata che avevi davanti, quel bisbiglio che ti motivava ad alzare le coperte e tuffarti in quelle acque così profonde e sconosciute;
Come il primo bagno dell'anno che con il suo bacio salato ti ricorda estati passate, così i fondali che ho esplorato, hanno riesumato sensazioni ormai dimenticate, emozioni appena conosciute e subito strozzate;

Vuoto mentre fissi la sigaretta che brucia tra le dita, lo sguardo trafigge quei ciuffi di fumo e si perde in uno sfondo di cielo, sei lontano con la mente, setacci quel brecciolino bianco alla ricerca di qualche luccichio, scuoti le acque, gridi, lo desideri morbosamente, e ti accorgi che quel fiume ti si è prosciugato sotto i piedi.

Vuoto mentre parli, gesticoli, ridi e scherzi, balli e corri sul palco, il pubblico sembra impazzire ad ogni tuo movimento, le parole che pronunci descrivono una gioia contagiosa, il tuo show è un ricettacolo di vita, ma quando i riflettori si spengono ed il sipario si chiude, attraverserai il corridoio ed uscirai dalla porta secondaria, solo.

Vuoto con il naso tra i capelli di lei che abbracci senza conoscere il suo viso, vuoto mentre le tue mani esplorano i suoi fianchi, vuoto mentre la musica ti trasporta, vuoto consapevole che dopo 2 minuti lei già ti schiferà.

Dopo giorni passati e riempire, incastrare, pressare, spingere e insistere, in un attimo il bagaglio è di nuovo vuoto, basta soffocare quell'urlo che viene da dentro o urlare più forte di lui, basta trovare la fiducia persa in un sol colpo, ricostruirsi e distribuirne un pò per ogni nottata folle del cazzo, barattarla, venderla, comprarla e se serve estrorcerla, rischiare sempre ma poco, piuttosto che una volta ma giocarsi tutto, per chi ancora non decide di crescere.




venerdì 12 marzo 2010

AMICA CANOTTIERA


Quante cose son cambiate in questi anni? Negli anni in cui il balzo tra "Ragazzo" e "uomo" ( anche se un pò acerbo) è piccolissimo, un balzo di 2 passi, cambiamenti , soddisfazioni, rinuce ed esperienze sotto quel saltello, in un attimo ti fermi, togli le bende e le stringhe della quotidianità e ti volti, trovandoti in un men che non si dica nell'altra sponda;

Sono passati i calzini di spugna bianchi, il top sotto la scarpa da tennis, sono passati i sundek, con gli attributi che spesso facevano capolino, è passato il cemento per capelli e la riga immezzo, i jeans tre taglie più grandi ed i cappelli più osceni, le felpe da "hippoparo de noi artri" e le piastrine da militare, tutto questo se nè andato lasciandoci un sorriso sulle labbra, che spesso si accompagna a gridi ed imprecazioni quando spunta una foto inaspettata.

Tra i tanti gingilli chi mi hanno fatto sentire figo nell'età in cui ogni pelo del corpo significa virilità, ne è rimasta una che ancora mi accompagna, che mi stringe sui fianchi, che mi sfiora la schiena e mi accarezza il petto....
Dopo tanto tempo da complici ancora mi emoziona quando tolto l'accappatoio, mi riscalda in quel dolce abbraccio, mi seduce ancora il suo tempore sotto le coperte nel freddo mattino di Gennaio;
è scientificamente interessante scoprire quali tipologie di flora possono svilupparsi sotto un'ascella umana e come, muschi e licheni, trovino un habitat naturale sotto le sue ali protettive;

Scoprire in quelle improvvise e solari giornate di primavera che ti colgono impreparato, quanto sensibili sono le tue ascelle che grondano di felicità estasiate dal ritorno della bella stagione.
Come il cacio sui maccheroni, cosi la cannottiera non può che accompagnarsi a un bel mutandone o perchè no, un boxer, basta che sia ascellare...tutti sappiamo quanto sexy possa essere una figura maschile con un intimo del genere.

Non vi nego le conquiste fatte negli ultimi anni, quando in un fremito di eccitazione, i bottoni della camicia sembrano sganciarsi da soli, e quando la camicia stessa dovrebbe scivolarti sulle spalle lasciando il tavolo di pelle apparecchiato per lei, eccola che ricompare: se ne sta li, tra te e la tua donna, con i suoi pelucchi ed i suoi pallini, con il suo bianco antico, frutto di svariate lavatrici, nella penombra di una basciur.
Il viso di quella che prima era la piromane delle tua passione ora è divenuto una maschera di ghiaccio; tutto l'incendio che stava divampando tra quelle 4 mura ora è soffocato da un' onda anomala, la tua lei dopo essersi pietrificata, contrae i muscoli in una fragorosa risata che a quel punto annienta ogni traccia di eccitazione dal tuo corpo.
A quel punto prima di rivestirti, passi di fronte allo specchio: effettivamente un panettiere in mutante non ha alcunchè di sexy, e ti fai una risata anche tu....

Di certo il successo di questo capo intimo, sarebbe riduttivo rappresentarlo solo nell'intimità: indossare una camicia (magari nera), con quell'accattivante collare bianco che ti cinge il collo è per una donna al pari di vedere un tedesco con sandali e calzini....

Donne ancora amanti dell'"OMO VERO" lasciatevi sedurre dal calore del "tessuto umano" e guardatevi bene da quei pseudo-maschi oliati ed abbronzati, che posso offrirvi solo un petto freddo e spelato.....

sabato 30 gennaio 2010

BLACK OUT



Una dimensione strana mi ha intrappolato questa notte, un turbinio di ricordi , emozioni e sorrisi mischiati tra luci ed ombre, due bracciate nei miei 18 anni, quando la pista da ballo era il vero, unico, prezioso e insostituibile momento, per cui valesse la pena vivere!!!
Tutto mi è balenato in quel quarto d'ora di delirio, quando nelle tue vesti da ventiseienne , ti abbandoni e navighi in quel bicchiere, mentre l'alcool scorre fiero nelle tue vene ed i tuoi arti non ti appartengono più, ormai sono parte dei quel beat, sono parte di quella folla che ti attrae e ti respinge, un fluttuare in quella penombra dove i neuroni sensoriali ti abbandonano.

In quell'atmosfera surreale, tra quell'odore acre proveniente dal sottobosco di quella folla, sono stato rapito da quello scorcio, che si ergeva da quel palchetto, manco l'avessero fatto apposta.
Non erano altro che 5 giovincelli, 3 ragazze e 2 bulletti, tutti sui 17 anni circa, che giocherellavano fieri con i loro cocktail, alzandoli al cielo come trofei di quella notte, vinti con il "si" di mamma e papà.
Uno dei 2 tipetti, probabilmente il più ganzo, <> come un animale da disco, agitando la testa con movimenti meccanici, sicuramente visti in qualche video di Husher mentre si lavava le belle scarpe con la bevuta che teneva in mano;

L'altro tipo, si avvinghiava sul divano con la dolce pulzella con l'avidità ed il forte desiderio fisiologico oserei dire, di poter squarciare quei stupidi pantaloni, e dimostrare tutta la sua virilità di diciassettenne; le sue mani si muovevano a scatti, timide e vogliose sui panta collant di lei, che tradita dall'imbarazzo della sua giovane età, era rimasta accartocciata con il braccio tra i due divanetti: lo scatto morboso di lui l'aveva spiazzata, lasciandola come una storpia nelle braccia della passione.

Le altre due erano davvero uno spettacolo ai miei occhi, sembravano due fate bianche, due anime pure e lucenti, in quella tana buia e maleodorante;
Si muovevano sinuose scecherando i magri deretani e strusciandoli l'una su quello dell'altra, di tanto in tanto sorseggiavano ciò che rimaneva di un cocktail preso un paio di ore prima, ormai quasi trsparente;
Sorridevano come due veline dopo lo stacchetto e godevano di ogni sguardo si posava sulla loro pelle candida; non c'era alcun che di malizioso ne tanto meno osceno nelle loro movenze, anzi l'acerba seduzione che offrivano, le rendeva irresistibilmente simpatiche, in bilico tra il comico e la commedia.....
Una di loro sfoggiava al cospetto della folla, pensate un po' una vera e propria sigaretta, e tanto era preziosa, che la reggeva come si fa con un vetro di murano e dava delle boccate talmente concentrate che sembrava potesse svenire da un momento all'altro.

Nel frattempo la musica si faceva più forte dentro di me, potevo sentire le vibrazioni scuotermi il cervello, avvertivo l'insensibilità del mio corpo, e tutto si è risolto in quel tonfo nel passato: eccomi, mi rivedo in quella pista circondato da visi brufolosi e sbarbatelli, sorrido imbarazzato mentre mi osservo con quella maglietta rosso lucido e gli occhiali da sole su quel cubo; ma guardatemi come scuto il territorio, il classico diciasettene con la perenne astinenza alle donne, un'esplosione ormonale degna di nota, un bisogno costante e quasi opprimente di apparire e dei grossi e profondi calli alle mani; la stessa persona che viveva per gli amici, erano loro le persone più importanti, sopra alla ragazze, sopra alla famiglia, sopra a tutto perchè riuscivano a riempirti;
ho rivisto la spensieratezza nel vivere il momento e l'innocenza di ogni approccio, ho sentito di nuovo la pura allegria del cuore, e la rabbia di non sentirsi capiti.

...poi rieccomi di nuovo qua, in questa nottata di spensieratezza e nebbia, nei miei panni da ragazzotto cresciuto che balla energicamente come qualche anno fa...
Poi cerco di nuovo loro, mi volto ma...non ci sono più, probabilmente la loro carrozza è già passata.

Cosi una volta tanto, un pò di sana fattanza è servita, ma non per rimpiangere, semplicemente per ricordare....sorridendo.