mercoledì 26 novembre 2008

DESERTO


Sapete, io non ho mai visto un deserto, non ho mai camminato sulle sue coperte roventi e focose di giorno, e oscure e gelide di notte.
Scrutare il suo orizzonte, respirare i suoi aliti, ed ansimare innanzi alla sua maestosità, piatta e luminosa, un abbraccio di desolazione ed un grido straziante di silenzio, interrotto solo dal fischio del vento, cocchiere esperto, ed architetto instancabile di queste terre.
Cosi lo immagino, un'emozione forte, l'eco nell'anima, un sospiro infinito di libertà, grande quasi quanto la solitudine, che dimora tra queste sabbie.

Di tanto in tanto, ognuno di noi vaga per i propri deserti interiori, dove il vento è violento, la sabbia un turbine ed il sole più lontano che mai.
Quante volte ci sentiamo soli, non capiti, stanchi di vestire i panni della diplomazia, di camminare a braccetto con la tolleranza e di distribuire falsi ammiccamenti.

Quante volte le nostre braccia cedono, nel tirare le redini della pazienza, quando sai che la cosa migliore sarebbe filare dritto per la tua strada: nell'ufficio la sera prima di tornare a casa, nel tepore delle coperte o dopo un pomeriggio di studio solitario lungo i marciapiedi lucenti e malinconici, lui è sempre li, pronto ad asciugarti dentro, ad accecarti col le sue sabbie dorate, e mentre l'inverno abbraccia la sera, ti domandi quand'è che sono cambiate le cose, come si è arrivati a non sentire una voce amica per oltre 3 settimane, come è facile imbarcarsi e lasciare tutto a terra, quando a terra ti accorgi di avere davvero poco.
Quando il cammino era troppo duro, e le dune troppo aspre, le tue colonne, i tatuaggi indelebili della tua giovinezza, i tuoi amici più cari, erano li, a tirarti su la testa.
Giorno per giorno, passano velocissime facce e sorrisi, si sfiorano conoscenze e, più raramente, si coltivano amicizie, passano le donne (e quelle lasciano il segno), e cosi i libri, i le ore di studio e di svago; ma li, su quel tappeto di sabbia, nel suo silenzio assordante, torna a bruciare la pelle, nel ricordo o forse nell'abbaglio, di chi è stato sempre per te un bastone, ed ora non è altro che vento.

Ok, sarò un malato, imparanoiato o quello che volete, ma tutti e dico tutti, abbiamo dei momenti in cui la ragione, lascia il posto all'istinto, dei momenti in cui il cervello non è razionalità ma anima, e ci rendiamo conto, che le persone vere, quelle che contano, sono poche, e a volte rischiamo di perderle.

Se mi giro, nella desolazione del mio deserto, vedo solo fantasmi di sabbia e lontane figure, che piano piano mi stanno mollando, intimoriti dalle intemperie del mio io.

Io, la sabbia, ed il vento: ma arriverò lo stesso, e lo farò da solo.

sabato 8 novembre 2008