sabato 24 novembre 2007

TORNANO GLI ANNI 70'?


Abbiamo passato tante mode, stili e profumi diversi, ne abbiamo calpestati altrettanti, alcuni ci hanno fatto ridere, altri ci hanno affascinato, ma intimidito, altri ancora ci hanno lasciato turbato e scandalizzato.

Ogni hanno è stato marchiato con un costume diverso, con le sue musiche e le sue faccie in bianco e nero, ma c'è stata un epoca che ha fatto da padrona, anni che hanno fatto da principi sugli altri...GLI ANNI SETTANTA.
Ci arriva ancora in loro timido sentore, come l'odore della pioggia, o un tramonto invernale, dura poco ma è intenso, lo ritroviamo prepotentemente intorno a noi, nella giacca di un uomo di mezza età piuttosto "out", o che scalpita nella vetrina più "in" della città.


Anche personalità importanti dei nostri tempi, come il signor Middio Traini, hanno preso quegli anni sottobraccio, sfoggiandoli nel dondolio di un pantalone bianco scampanato alla TONY MANERO, o in una camiciettà tipologia "carta celofan" lilla, facendo moria di donne ai suoi piedi...
Come nn dimenticare i vecchi, cari, svitati BEATLES, che con le loro faccie da schiaffi ed un'inventiva strabiliante, tornano in scena sgomitando tra i vari Tokio Hotel, Ligabue o Robbie Williams, con un gruppo tutto rinnovato, apparte il millenario Paoul Mc Cartney, costretto ogni notte a dormire in un'accogliente camera iperbarica.

Non me ne vogliano i Rolling Stones o pezzi grossi come David Bowie e Prince, ma i quattro di Liverpool si prestavano meglio alla riesumazione.


La domanda da porci è cosa resterà di questi anni? Cosa potremmo dire di aver vissuto, quando ancora la barba era un sogno? Parleremo della lenta ma pericolosa dipendenza all'informatica? Parleremo Della clonazione? Parleremo ella musica house? O magari della lotta di un adolescente contro il cellulare, per non diventare ritardato nella comunicazione?


A parte tutto scusate la deformazione, come dice qualcuno di voi, sono troppo polemico...

domenica 11 novembre 2007

UN CALCIO AL CALCIO


E' facile, nel mezzo di questo torbido ed agitato fiume di tragedie e amare sorprese, cadere nei luoghi comuni, nella frasi fatte o nelle riflessioni di routine;

Ciò che risulta davvero arduo, di fronte ad uno stato messo in ginocchio da uno sport, è l'accettazione di restare a guardare scuotendo la testa, stringendo i pugni ed imprecando, aspettando la prossima tragedia, nella speranza che almeno questa, possa smuovere qualcosa.

Mentre il business calcistico va avanti, trascinandosi dietro il suo fagotto pieno d'oro, i ragazzi si prostrano ad un calcio malato, si lasciano contagiare da quel modo di pensare, di agire e di vivere quei 90 minuti, molto lontano da come farebbe un VERO ULTRA'.

Oggi basta indossare una felpa per essere un discepolo da stadio, basta una discreta conoscenza delle canzoni della curva, basta quel pizzico di coraggio in più, che ti da la forza di tirare un sasso per essere ultrà, basta saper insultare chi ogni mattina indossa la divisa blu, bacia la moglie ed il figlio, ed esce quotidianamente con la paura, di non poter fare più quella strada.
E' inaccettabile usare il calcio come deterrente ad una settimana di frustrazioni, ad una vita piatta, o insoddisfacente, come acqua, per colmare una sete di rivendicazione o come arma, per dimostrare a te stesso di valere piu di ciò che pensi di valere.

Cosi, in una domenica italiana come tante altre, mentre il battaglione calcistico si prepara ai campi verdi, non rimane altro che un giovane con il viso rigato dal sangue, un poliziotto con le mani tra i capelli, ed una grande platea di genitori, che stringono i pugni, mentre i figli allo stadio, stanno già avvertendo i sintomi di questa nuova malattia: IL CALCIO.