sabato 22 agosto 2009

Io, IMPONENTE


Eccomi, sul mio piccolo vascello color ambra, mentre sfinito trafiggo il sole che si distende sul mare, in un caldo tramonto di fine Luglio.
Il mio bagaglio è un'acerbo sapere, le mie speranze sono esplosioni carnevalesche, ed i miei fardelli non sono di questo posto, lascio che la loro danza continui sino ai bui fondali di questo mare;

Una mano tra le sabbie, l'altra tra i capelli, sono vivo e voglio esserlo ora più che mai,
voglio l'estasy di questo alito di vento, voglio la saggezza di questi granelli,
voglio godere dell'insostenibile leggerezza di essere me stesso,
voglio annegare nel maremoto della perdizione, drogarmi della spensieratezza del degenero e piangere come un bambino, mentre abbraccio un fratello.

Sono un fiume in piena,
sono l'imponente magnificenza dell'aurora,
sono il tuffo coraggioso della cascata e la limpidezza delle sue acque,
sono nella danza del grano e corro sui prati come il vento freddo,
la mattina il sole mi accoglie stendendo il suo tappeto sul mare,
e l'imbrunire mi saluta con le sue luci blu,
mi acclama con il dindondio delle campane, e mi esalta nel volo di uno stormo di gabbiani,
che si perdono nella tremula linea dell'orizzonte.

Il verde si apre d'innanzi a come il pescatore al suo mare, arranco tra le sabbie leggero come un fuscello ed apro le tende di questa terra tanto cara quanto asfisiante;

Intorno a me il caos intellettuale, una miscella di emozioni, sofferenze, rammarichi, paure, repressioni, desideri, i fantasmi del subconscio fanno capolino dalle alture a picco sul mare, il vento prima dolce maestro d'orchestra, ora violento e freddo, il verde si fa accecante, e gli avvoltoi dello sconforto volteggiano impazienti, gracchiando nel cielo ormai cupo.

Quella che prima era la culla dell'anima e il tempio dello spirito, è ora un posto angusto, una landa desolata della terra di nessuno, un colpo basso, gesta inaspettate e colate caustiche per un legno tanto duro quanto fragile.

Lasciate che torni a remare nella mia imbarcazione color ambra, lasciatemi sudare ed ansimare su queste acque, lasciatemi sparire all'orizzonte, perchè quanto tornerò sotto questo cielo, la mia grandezza sarà troppo imponente per essere sormontata e troppo tranquilla per essere scalfita.